
Canapa Light italiana: da risorsa sostenibile a settore in abisso.
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L'articolo 18 del Decreto-Legge 48/2025 — entrato in vigore il 12 aprile 2025 — ha introdotto una stretta senza precedenti sul mercato italiano della canapa light. Il provvedimento equipara le infiorescenze di canapa sativa (anche con THC ≤ 0,5%) alle sostanze stupefacenti, vietandone importazione, vendita, detenzione, trasformazione e consumo, fatti salvi i semi o usi per florovivaismo.
Un settore in ginocchio: numeri e conseguenze economiche
Prima del Decreto, il comparto agricolo-industriale della canapa contava:
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circa 3.000 aziende attive
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30.000 lavoratori coinvolti
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500 milioni di euro di fatturato annuo e un gettito fiscale stimato in decine di milioni.
Il Decreto ha bloccato le attività, lasciando magazzini pieni di prodotti oggi illegali, senza previsione di smaltimento né tempi di transizione.
Proteste, ricorsi e campagna legale
Confagricoltura, Coldiretti, Filiera Italia e Associazione Imprenditori Canapa Italia hanno denunciato il decreto come “irragionevole e contro l’evidenza scientifica”, lanciando allarmi sul rischio perdita di posti di lavoro e crollo di un intero settore legale ed etico.
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È stato annunciato un ricorso al TAR e al Tribunale del Riesame contro l’art. 18.
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È in programma una mobilitazione nazionale del settore per sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare una revisione del decreto.
Allarme legale: incostituzionalità e violazione del diritto UE
La Relazione del Massimario della Cassazione (23 giugno 2025) ha evidenziato numerose criticità costituzionali e legali del Decreto:
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Il divieto sembra violare il diritto europeo, inclusa la direttiva TRIS (2015/1535) non notificata a Bruxelles.
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Non vi sono dati scientifici che giustifichino restrizioni per prodotti con THC sotto soglia legale (0,2–0,6%).
Il quotidiano Linkiesta ha sottolineato che, paradossalmente, mentre le aziende locali vengono messe fuori gioco, il mercato europeo continuerà a importare canapa light da Paesi come Svizzera o Repubblica Ceca.
Le voci del settore: agricoltori, produttori e innovatori
Secondo le associazioni produttive, la normativa ha distrutto un ecosistema virtuoso:
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L'agricoltura marginale e sostenibile, nata con iniziative come la legge 242/2016, sta venendo cancellata.
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Il divieto è visto come una misura ideologica che penalizza l’universo dell’innovazione agroindustriale made in Italy.
Prospettive e scenari futuri
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Il Parlamento ha 60 giorni per convertire il decreto: è l’ultima chance per rimediare.
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La discussione è già sul tavolo di Più Europa, che propone un referendum abrogativo, e la pressione arriva anche da giuristi e associazioni di tutela per i diritti civili.
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Il settore valuta la possibilità di delocalizzare verso Paesi UE con normative più favorevoli.
Conclusione
L’Italia, nel tentativo di reprimere un segmento oggi legale e non psicotropo, rischia di rinnegare una filiera che:
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promuove l’economia circolare, la sostenibilità ambientale e il Made in Italy;
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ha creato migliaia di posti di lavoro e valore civile;
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è coerente con le direttive europee sul libero mercato e sulla coltivazione della canapa.
Il Decreto Sicurezza, con il suo articolo 18, non rappresenta solo una stretta normativa: è una scelta politica ed economica che potrebbe segnare il tramonto della canapa industriale italiana se non verranno presto riconsiderati criteri, rigore scientifico e ascolto del settore.