L’accanimento del Ministero della Salute contro il settore della cannabis industriale si manifesta chiaramente attraverso una serie di provvedimenti normativi che, pur privi di solide basi scientifiche, cercano di limitare la coltivazione e la commercializzazione del CBD e delle infiorescenze di canapa. Nonostante il TAR del Lazio abbia recentemente sospeso un decreto del Ministero che inseriva il CBD tra le sostanze stupefacenti, riconoscendo che il cannabidiolo non rappresenta alcun rischio per la salute pubblica, la risposta delle istituzioni non si è fatta attendere: la Camera dei Deputati ha approvato l'Articolo 18 del DDL Sicurezza, che mira a vietare l’uso delle infiorescenze di canapa.
Il Decreto del Ministero della Salute sul CBD
La decisione del Ministero di classificare il CBD come una sostanza stupefacente è stata vista da molti come un attacco diretto a un settore in forte espansione. Il decreto, emesso il 27 giugno 2024, mirava a limitare la circolazione e l'uso del CBD, nonostante le numerose evidenze scientifiche che dimostrano la sicurezza del composto, riconosciuto come privo di effetti psicoattivi. La Corte di Giustizia dell'Unione Europea aveva già stabilito nel 2020 che il CBD non poteva essere trattato come una droga, conferendo libertà di circolazione al prodotto all'interno dell'UE.
La decisione del TAR del Lazio di sospendere il decreto ha rappresentato un importante segnale contro queste restrizioni, evidenziando come il Ministero della Salute avesse cercato di introdurre limitazioni ingiustificate, basate su preoccupazioni ideologiche piuttosto che scientifiche. Tuttavia, anziché riconoscere l'importanza di tale sentenza, il governo ha raddoppiato i suoi sforzi per ostacolare ulteriormente la filiera della canapa.
L’Articolo 18 del DDL Sicurezza: Un Ulteriore Attacco
Non appena il TAR del Lazio ha riconosciuto la sicurezza del CBD, la Camera dei Deputati ha approvato l'Articolo 18 del DDL Sicurezza, un provvedimento che mira a vietare le infiorescenze di canapa, componente essenziale per l’estrazione del CBD. Questa mossa appare come una reazione ostile alla decisione del TAR e sembra volta a cercare nuovi modi per colpire la filiera, nonostante le precedenti vittorie legali.
L'Articolo 18, che ora attende il voto al Senato, criminalizzerebbe la produzione e il commercio delle infiorescenze, un elemento cruciale per l’intero ecosistema della canapa industriale. Le infiorescenze, infatti, sono alla base di prodotti erboristici, cosmetici e degli integratori alimentari, settori in cui il Made in Italy eccelle. Vietarne l’uso comporterebbe un grave danno economico e occupazionale, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e milioni di euro di fatturato.
Una Strategia Normativa Priva di Fondamento
Ciò che rende questa situazione particolarmente allarmante è l'assenza di motivazioni scientifiche dietro questi provvedimenti. Non solo il TAR ha confermato che il CBD è sicuro, ma anche le Corti europee hanno più volte ribadito che la canapa industriale e i suoi derivati non possono essere trattati come sostanze stupefacenti. L’Articolo 18 si basa quindi su paure infondate, ignorando il principio di offensività riconosciuto dalla Corte di Cassazione, secondo cui i prodotti derivati dalla canapa che non contengono un livello di THC superiore allo 0,5% non possono essere considerati pericolosi.
Una Guerra Ideologica
La criminalizzazione del CBD e delle infiorescenze di canapa sembra essere più una questione ideologica che sanitaria. L’Italia si sta isolando rispetto agli altri Paesi europei, come Francia e Germania, che hanno regolamentato in modo favorevole la canapa light e il CBD, riconoscendo il loro valore economico e ambientale. Il governo italiano, invece, sembra seguire una strada opposta, cercando di soffocare un settore che ha dimostrato di poter offrire soluzioni innovative, sostenibili e competitive.
Conclusione
L’approvazione dell’Articolo 18 alla Camera, subito dopo la sospensione del decreto sul CBD da parte del TAR del Lazio, evidenzia la volontà del governo di limitare a tutti i costi il settore della canapa industriale. Tuttavia, la battaglia non è ancora finita: il voto al Senato e il ricorso alle corti europee potrebbero ribaltare nuovamente la situazione, garantendo il futuro di una filiera che non solo non rappresenta alcun rischio per la salute pubblica, ma che ha il potenziale di essere uno dei pilastri dell'economia verde italiana.