Tre tribunali contro il proibizionismo: la giustizia smonta il Decreto Sicurezza sulla cannabis light

Tre tribunali contro il proibizionismo: la giustizia smonta il Decreto Sicurezza sulla cannabis light

Una svolta per la giustizia e per la canapa legale in Italia

Nel giro di sole 48 ore, tre tribunali italiani — da Palermo a Belluno, fino a Torino — hanno ribaltato l’impianto repressivo del cosiddetto Decreto Sicurezza, segnando una svolta storica nella battaglia per il riconoscimento della canapa light legale.

Le sentenze stabiliscono un principio fondamentale: senza prove scientifiche e analisi di laboratorio certificate che dimostrino la presenza di THC oltre i limiti di legge, non c’è reato.

I giudici parlano chiaro: serve la prova scientifica

Nei tre procedimenti, i giudici hanno chiarito che la semplice presenza di infiorescenze di cannabis o la loro commercializzazione non bastano a configurare un illecito penale.

Secondo le motivazioni, l’assenza di analisi chimiche affidabili rende nullo qualsiasi sequestro o accusa. Solo una verifica scientifica può determinare la reale “efficacia drogante” del prodotto, come richiede la legge.

“Non si può presumere che l’infiorescenza sia stupefacente: occorre una prova oggettiva, proporzionata e fondata su analisi certificate”, scrivono i giudici nelle motivazioni.

Un segnale per lo Stato e per le forze dell’ordine

Le decisioni dei tribunali rappresentano un messaggio forte contro il proibizionismo cieco: non si possono trattare coltivatori, distributori e rivenditori di canapa legale come fossero narcotrafficanti.

L’approccio repressivo del Decreto Sicurezza — che negli ultimi anni ha generato paura, sequestri e chiusure di attività — si scontra ora con il principio di proporzionalità e oggettività scientifica sancito dalla Costituzione e dalla giurisprudenza italiana ed europea.

Le conseguenze per il settore della canapa legale

Queste pronunce aprono la strada a una nuova stagione di certezza giuridica per il comparto della canapa light.
Le imprese del settore — spesso penalizzate da controlli arbitrari e da una legislazione confusa — potranno ora rivendicare il diritto di lavorare in un contesto chiaro e conforme ai principi di legalità.

Molti esperti e associazioni di categoria sottolineano che si tratta di un passo avanti verso una regolamentazione razionale, basata su dati scientifici e non su pregiudizi.

Conclusione: buon senso, scienza e diritti

La bocciatura del Decreto Sicurezza da parte di tre diversi tribunali in così breve tempo dimostra che il buonsenso e la giustizia possono prevalere sul proibizionismo ideologico.

Serve ora una riforma organica, che distingua chiaramente la canapa industriale e terapeutica dalle sostanze stupefacenti, e che tuteli lavoratori, imprese e consumatori nel rispetto della legge e della scienza.

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