In Italia si arrestano agricoltori, non criminali: la guerra alla canapa distrugge lavoro e innovazione

In Italia si arrestano agricoltori, non criminali: la guerra alla canapa distrugge lavoro e innovazione

In Italia si arrestano agricoltori, non criminali

Negli ultimi mesi, il settore della canapa industriale in Italia è finito al centro di una campagna repressiva senza precedenti. Mentre in gran parte d’Europa la coltivazione e la trasformazione della canapa rappresentano un’opportunità di sviluppo sostenibile e innovazione, nel nostro Paese si preferisce criminalizzare gli agricoltori invece di sostenere le imprese.

Gli arresti, le perquisizioni e i sequestri di aziende agricole che operano nel pieno rispetto della legge dimostrano una realtà inquietante: in Italia si distruggono raccolti legali, ma si lasciano indisturbate le vere organizzazioni criminali.


La guerra del Governo Meloni alla canapa industriale

Le politiche promosse dal Governo Meloni hanno generato un clima di incertezza e paura. La cosiddetta “guerra alla cannabis light” non ha colpito i trafficanti di droga, ma chi investe in filiere agricole trasparenti, tracciabili e legali.

Le interpretazioni arbitrarie della legge 242/2016 — che regolamenta la coltivazione della canapa a uso industriale — hanno portato a perquisizioni, sequestri e processi nei confronti di imprenditori che producono secondo le norme europee.

Il risultato?

  • Distruzione di raccolti regolari.

  • Perdita di posti di lavoro.

  • Blocco della ricerca e dell’innovazione.

  • Danni economici enormi per un intero comparto.


Un settore sostenibile ignorato dallo Stato

La canapa industriale è una coltura ecologica e ad alto valore aggiunto: rigenera i terreni, assorbe CO₂, riduce l’uso di pesticidi e offre materia prima per tessuti, bioedilizia, cosmetica e alimentazione.

In Europa, il settore vale miliardi e crea migliaia di occupati. In Italia, invece, gli imprenditori che investono nella canapa vengono umiliati e perseguiti, mentre lo Stato perde entrate fiscali e opportunità di sviluppo sostenibile.


La resistenza degli imprenditori

Nonostante le difficoltà, gli imprenditori e le imprenditrici del settore non si arrendono. In diverse procure italiane, i tribunali stanno riconoscendo la piena legalità delle loro attività, dimostrando l’assurdità di una repressione ideologica e miope.

Queste vittorie giudiziarie rappresentano un segnale di speranza per tutto il comparto: la verità sulla canapa industriale comincia finalmente a emergere.


Conclusione: se non ci pensa lo Stato, ci pensa la mafia

La logica della repressione cieca non solo distrugge il lavoro legale, ma lascia spazio alla criminalità organizzata. Quando lo Stato perseguita chi rispetta la legge, chi opera nell’illegalità prospera.

È per questo che chi crede in un’economia verde, libera e trasparente deve schierarsi al fianco degli agricoltori e delle aziende della canapa industriale.
Come dice un vecchio detto che oggi suona più attuale che mai:

“Se non ci pensa lo Stato, ci pensa la mafia.”

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