Vite e aziende distrutte: la battaglia silenziosa dei coltivatori di canapa

Vite e aziende distrutte: la battaglia silenziosa dei coltivatori di canapa

La coltivazione della canapa industriale in Italia si trova in un momento delicato: se da un lato la legge n. 242/16 legittima la coltivazione della canapa sativa con determinati limiti, dall’altro l’articolo 18 del Decreto Sicurezza (“DL 48/2025” o equivalente) ha introdotto nuove interpretazioni che generano forte incertezza.

Questo mix normativo-tattico ha portato a numerosi sequestri, irruzioni delle forze dell’ordine e arresti, con ripercussioni economiche significative per imprenditori e coltivatori che operano nel settore rispettando la normativa.

1. Il quadro normativo: legge, decreto e contenzioso

1.1 La legge 242/16

La legge 242/16 autorizza la coltivazione della canapa sativa a fini industriali, purché il contenuto di THC sia inferiore a determinati limiti.

1.2 L’art. 18 del DL Sicurezza e le sue implicazioni

Con l’approvazione dell’emendamento estivo del 2024, è entrato in gioco l’art. 18 del DL Sicurezza che ha modificato il contesto giuridico per la canapa industriale. Secondo la Canapa Sativa Italia (CSI), ciò ha alimentato una campagna repressiva nei confronti del comparto, spingendo alcune aziende a cessare l’attività o a cambiare settore.

1.3 Giurisprudenza recente: il parametro dell’offensività

Una recente pronuncia del Tribunale di Trento (ordinanza 5 settembre) ha definito l’art. 18 come “mero riconoscitivo”, confermando che resta centrale la verifica dell’offensività concreta della sostanza e non solo il superamento automatico del limite THC. Questo orientamento è condiviso anche da pronunce del Corte di Cassazione.

2. Sequestri, arresti e operazioni sul territorio

Negli ultimi tempi si sono intensificate le operazioni delle forze dell’ordine nei confronti degli imprenditori della canapa industriale.

  • In Sardegna: il Tribunale di Sassari ha ordinato la restituzione di 200 kg di canapa industriale e 6.000 piante sequestrate, stabilendo che la coltivazione, detenzione e commercializzazione della canapa sativa (entro i limiti di legge) è lecita.
  • A Torino: cinque–sei aziende sono state oggetto di irruzioni, sequestri e procedimenti penali. In alcuni casi l’esito è stato l’archiviazione, poiché il PM ha ritenuto che la percentuale di THC non fosse stata quantificata con certezza e quindi non sussistesse reato (fermo il limite dello 0,6%).

Questi casi evidenziano una dicotomia fra operazioni di polizia e valutazioni giuridiche: mentre le aziende vengono sotto pressione, la giustizia in diversi casi ne ha riconosciuto la liceità.

3. Impatto economico sul comparto e sulle aziende

L’effetto più grave della situazione riguarda le tasche degli imprenditori e coltivatori. Secondo la Canapa Sativa Italia:

  • Le aziende coinvolte affrontano spese legali elevate, merce distrutta o conservata in modo non idoneo, e mancati guadagni.
  • Anche quelle non direttamente toccate da sequestri sono indotte a valutare la chiusura dell’attività o il cambio di settore, a causa dell’ambiente di forte pressione repressiva.
  • La collettività, secondo l’associazione, sostiene costi elevati (imprese di pattugliamento, procedimenti giudiziari) che potrebbero essere destinati a contrastare criminalità tradizionale piuttosto che un’attività industriale regolata.

4. Prospettive e raccomandazioni per imprenditori e operatori

4.1 Conformità normativa e documentale

Assicurarsi che la coltivazione, essiccazione, conservazione e commercializzazione rispettino in modo puntuale i limiti THC e le modalità operative previste dalla legge.

4.2 Monitoraggio delle sentenze e del quadro giurisprudenziale

Tenere d’occhio le pronunce recenti (es: Tribunale di Trento, Sassari, Torino) che aiutano a chiarire il contesto giuridico in evoluzione.

4.3 Assistenza legale preventiva

Poiché l’attività può essere soggetta a controlli, operazioni di polizia e sequestri anche in presenza di attività lecita, avere un avvocato specializzato è una misura di tutela fondamentale.

4.4 Dialogo con le associazioni di settore

Il confronto con realtà come la Canapa Sativa Italia può aiutare a condividere best-practice, aggiornamenti normativi e fare fronte comune nei confronti delle istituzioni.

4.5 Valutazione del rischio operativo

Imprenditori e coltivatori devono considerare non solo i costi usuali della produzione, ma anche rischi legali e operativi: sequestri, blocchi, distruzione della merce, inattività forzata.

Conclusione

Il settore della canapa industriale italiana vive una fase complessa: tra opportunità normative e pressioni operative, imprenditori e coltivatori sono chiamati a navigare un ambiente che richiede massima preparazione, consapevolezza e tutela. Se da un lato la legge 242/16 garantisce la legittimità della coltivazione entro certi parametri, dall’altro l’applicazione dell’art. 18 del DL Sicurezza e le interpretazioni delle forze dell’ordine generano incertezza, costi e potenziali danni economici.

Per chi opera nel settore o intende entrarvi, la parola d’ordine è prevenzione: conformità normativa, assistenza legale, aggiornamento giurisprudenziale e rete attiva con il comparto. Solo così sarà possibile far valere il potenziale della canapa industriale in Italia, salvaguardando l’attività aziendale e riducendo il rischio di trovarsi «tra sequestri e arresti», come recita il titolo dell’articolo di partenza.

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