Cannabis Light: Il Governo Vuole il Monopolio Mentre l’UE Prepara la Legalizzazione

Cannabis Light: Il Governo Vuole il Monopolio Mentre l’UE Prepara la Legalizzazione

Il settore della canapa industriale italiana vive uno dei momenti più controversi della sua storia. Dopo nove anni di repressione, divieti e sequestri arbitrari, il governo italiano propone ora un emendamento alla legge di bilancio 2025 che inquadra le infiorescenze di cannabis light come prodotto da fumo e inalazione, sottoponendole al monopolio statale con un'accisa del 40% sul prezzo di vendita. Questa mossa arriva proprio mentre il Consiglio di Stato ha rimesso alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea la valutazione sulla compatibilità del divieto italiano con il diritto comunitario, aprendo scenari che potrebbero ribaltare completamente l'attuale quadro normativo.

La Stagione degli Arresti e dei Sequestri Senza Analisi

Prima di proporre la regolamentazione, il governo ha condotto una campagna repressiva che ha messo in ginocchio centinaia di imprenditori agricoli. In Puglia, un giovane imprenditore è stato arrestato per oltre 72 ore con l'accusa di traffico di stupefacenti: le forze dell'ordine hanno sequestrato 460 kg di infiorescenze che successivamente si sono rivelate perfettamente legali. In Sardegna, coltivatori hanno visto le proprie piantagioni sequestrate e distrutte senza nemmeno attendere l'esito delle analisi del THC, con campi sfalciati e interi raccolti perduti prima di verificare se si trattasse di canapa industriale o cannabis stupefacente.

La senatrice M5S Sabrina Licheri ha denunciato in un'interrogazione parlamentare "numerosi sequestri operati dalle Forze di Polizia di intere piantagioni accompagnate dalla loro distruzione prima ancora di verificarne l'effetto drogante, con il risultato di mettere in ginocchio un settore che conta centinaia di aziende e migliaia di posti di lavoro". Agricoltori finiti sotto indagine o arrestati, campi sequestrati senza che venissero effettuate analisi del contenuto di THC, e un generale clima di incertezza hanno caratterizzato questi mesi difficili per il settore.

L'Emendamento alla Legge di Bilancio: Monopolio e Tassazione

L'emendamento presentato dal governo prevede l'introduzione delle infiorescenze di canapa nel regime dei prodotti da fumo e inalazione, assoggettandole al monopolio pubblico gestito dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. La proposta include un'accisa pari al 40% del prezzo finale di vendita, vieterebbe la pubblicità e la vendita online del prodotto, ma consentirebbe ai negozi specializzati già operativi di continuare l'attività purché la maggior parte degli articoli venduti rientri nella nuova tassazione.

Questa regolamentazione arriva dopo che il Decreto Sicurezza 2025 aveva equiparato le infiorescenze di canapa agli stupefacenti, rendendo illegali dall'oggi al domani produzione, distribuzione, vendita e possesso di cannabis light, senza alcun periodo transitorio. L'emendamento alla legge di bilancio vieterebbe inoltre la pubblicità e la vendita a distanza del prodotto, ma consentirebbe comunque ai negozi già operativi di continuare l'attività, a condizione che la maggior parte degli articoli in vendita rientri tra quelli sottoposti alla nuova tassazione.

La Contraddizione: Monopolio su Ciò che l'Europa Considera Agricolo

Il paradosso della posizione italiana emerge con chiarezza dal rinvio del Consiglio di Stato alla Corte di Giustizia UE. I giudici amministrativi hanno sollevato questioni decisive: è possibile vietare foglie e infiorescenze quando l'Unione Europea non distingue tra le parti della pianta di canapa industriale e il contenuto di THC rimane entro i limiti dello 0,2%? Inoltre, nel 2026 potrebbe entrare in vigore un nuovo regolamento europeo che riconosce la legittimità della canapa in tutte le sue parti, fiori compresi, con un limite di THC innalzato allo 0,5%.

La Corte di Giustizia UE aveva già stabilito nell'ottobre 2025 che gli Stati membri non possono introdurre norme che vietano coltivazione e vendita delle infiorescenze di canapa industriale a basso contenuto di THC, considerandola un prodotto agricolo a tutti gli effetti. Il governo italiano, però, continua a non riconoscere la cannabis light come prodotto agricolo, preferendo la strada del monopolio sul fumo anziché accettare la normalizzazione del settore.

Il Rinvio alla Corte di Giustizia Europea

Il momento non è casuale: il Consiglio di Stato ha appena rimesso alla Corte di Giustizia dell'Unione europea la valutazione sul divieto delle infiorescenze di canapa industriale, delineando un quadro favorevole alle aziende di settore. Dal 2026 potrebbe già essere approvato il nuovo regolamento europeo che prevede la legittimità della canapa in tutte le sue parti, fiori compresi, con THC fino allo 0,5%. Questa decisione potrebbe cambiare completamente lo scenario normativo italiano, rendendo obsoleto l'approccio repressivo adottato finora.

Un Settore in Bilico tra Repressione e Opportunità

L'intero comparto della canapa industriale italiana, che occupa circa 15.000 persone e genera un fatturato annuo di 500 milioni di euro, rimane sospeso in un clima di totale incertezza giuridica. Mattia Cusani, presidente di Canapa Sativa Italia, definisce quello attuale "un momento decisivo" dopo anni di stallo in cui la Commissione Europea ha ritardato la valutazione richiesta dalle associazioni di categoria.

Il rinvio alla Corte di Giustizia UE rappresenta una possibile svolta: "Il Consiglio di Stato evidenzia l'anomalia italiana e chiede se sia davvero possibile prendere di mira solo le infiorescenze quando l'UE non distingue tra le parti della pianta e il contenuto di THC è minimo", spiega Cusani. Ora il governo sembra correre ai ripari con una regolamentazione che, pur tassando pesantemente il settore, ne riconoscerebbe almeno l'esistenza legale.

Dopo Quasi Nove Anni di Divieti

Dopo quasi nove anni segnati da divieti, sequestri e una linea politica improntata alla repressione, il governo tenta ora di riportare le infiorescenze di canapa industriale dentro un quadro normativo controllato dallo Stato. L'idea è quella di inserirle nel regime dei prodotti da fumo e inalazione, assoggettandole al monopolio pubblico e a un'accisa pari al 40% del prezzo finale. Questo tentativo di regolamentazione arriva dopo una stagione particolarmente dura per il settore: agricoltori finiti sotto indagine o arrestati, campi sequestrati senza che venissero effettuate analisi del contenuto di THC, e un generale clima di incertezza. Ora, però, la situazione sta cambiando.

La Domanda che Resta Senza Risposta

Perché monopolizzare e tassare al 40% ciò che l'Europa considera semplicemente un prodotto agricolo? Questa domanda rimane al centro del dibattito sulla cannabis light in Italia. Il governo italiano persiste nel voler inquadrare le infiorescenze come prodotto da combustione, rifiutandosi di riconoscerle come prodotto agricolo nonostante le indicazioni europee vadano in direzione opposta.

La contraddizione è evidente: prima si arresta, si sequestra e si reprime un settore economico legittimo, poi si propone di tassarlo pesantemente attraverso un monopolio di stato. Questa strategia solleva interrogativi sulla coerenza delle politiche governative e sul rispetto del diritto europeo. L'attesa per la decisione della Corte di Giustizia UE potrebbe finalmente portare chiarezza in una situazione che ha lasciato nel limbo migliaia di operatori del settore per quasi un decennio.

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