Il governo Meloni ha deciso di intraprendere un'azione restrittiva nei confronti del CBD e della cannabis light, proponendo un divieto per la vendita di tali prodotti. Questa politica si contrappone alla direzione presa da molti Paesi europei, come la Germania, che stanno liberalizzando e regolamentando il mercato della cannabis. In Italia, l'uso di cannabis è un fenomeno piuttosto diffuso: circa 10 milioni di persone hanno provato almeno una volta una droga, rafforzando così l'idea del governo di contenere questa tendenza attraverso normative più severe.
Come Vedono il CBD in Italia gli Altri Paesi Europei?
Gli altri Paesi europei osservano la situazione italiana con un misto di perplessità e attenzione, soprattutto considerando che il CBD è sempre più accettato in molti Stati membri dell'Unione Europea.
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Germania: La Germania è uno dei mercati di CBD più grandi e regolamentati d'Europa. Qui, i prodotti a base di CBD possono essere venduti legalmente a condizione che il livello di THC sia inferiore allo 0,2%, simile alla regolamentazione italiana. Tuttavia, la differenza sta nell'atteggiamento delle autorità tedesche, che hanno adottato una posizione più permissiva e chiara, garantendo una maggiore stabilità normativa rispetto all'Italia. Le aziende tedesche del settore CBD guardano all'Italia come un mercato potenzialmente interessante ma incerto, e aspettano che vengano chiarite le regole prima di investire massicciamente.
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Francia: Fino al 2022, la Francia manteneva una posizione rigida sul CBD, vietando la vendita di prodotti derivati dalla pianta di cannabis, eccetto quelli realizzati con semi o fibra. Tuttavia, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha costretto il Paese a modificare la sua legislazione, permettendo ora la vendita di CBD estratto da tutte le parti della pianta, purché contenga meno dello 0,3% di THC. La Francia osserva l'evoluzione normativa italiana con un certo interesse, poiché si trova in una fase di apertura simile, ma spera di evitare la stessa confusione legale che sta frenando il mercato italiano.
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Svizzera: Pur non essendo membro dell'UE, la Svizzera rappresenta un esempio interessante. Qui, il CBD con un contenuto di THC fino all'1% è legale, il che offre alle aziende una maggiore libertà di operare rispetto a molti Paesi dell'UE, Italia inclusa. Gli operatori svizzeri considerano l'Italia un mercato che potrebbe decollare, ma che necessita di una chiara regolamentazione per evitare di rimanere impantanato nell'incertezza legale.
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Paesi Bassi: Da tempo pionieri nella regolamentazione della cannabis, i Paesi Bassi sono all'avanguardia anche per quanto riguarda il CBD. La vendita di prodotti a base di CBD è legale e ben regolamentata, e l'opinione pubblica è generalmente favorevole al suo uso. Gli olandesi vedono la situazione italiana come un esempio di regolamentazione inefficace e sperano che l'Italia segua un percorso di liberalizzazione simile, in modo da sfruttare il potenziale economico del settore senza ostacoli legali.
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Spagna: In Spagna, la regolamentazione del CBD è meno chiara, con restrizioni simili a quelle italiane. Tuttavia, il mercato spagnolo si sta espandendo rapidamente, soprattutto per quanto riguarda i prodotti cosmetici e integratori a base di CBD. Gli spagnoli guardano all'Italia come un possibile alleato nella lotta per una regolamentazione più chiara e uniforme a livello europeo, ma sono preoccupati che l'incertezza italiana possa rallentare il progresso generale.