
L’Europa e il Regno Unito vanno avanti, l’Italia si ferma. E resta indietro di anni luce
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Situazione Attuale in Italia: Dalla Regolamentazione al Divieto Totale
L'Italia ha vissuto una drastica evoluzione nella regolamentazione del CBD negli ultimi anni, culminata in una totale proibizione nel 2025. Con l'approvazione del Decreto Legge sulla Sicurezza dei Cittadini del 4 aprile 2025, il governo italiano ha imposto un divieto completo sulla vendita di CBD e sulla coltivazione di canapa industriale.
Questa decisione rappresenta il culmine di una serie di restrizioni iniziate nel 2023, quando con Decreto del Ministero della Salute del 7 agosto (entrato in vigore il 20 settembre 2023), il CBD da ingerire è stato incluso nella lista delle sostanze stupefacenti e psicotrope. Di conseguenza, la vendita di questi prodotti senza ricetta medica è diventata illegale.
Prima di questa stretta normativa, il CBD con THC inferiore allo 0,2% rimaneva teoricamente legale in linea con le regole europee, ma il panorama normativo era estremamente complesso a causa delle continue modifiche governative. Tuttavia, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) ha confermato la classificazione dell'olio di CBD come sostanza narcotica, vietandone la vendita in tutte le forme orali.
Attualmente, è fortemente sconsigliato ordinare prodotti a base di CBD online verso un indirizzo italiano o portare con sé questi prodotti durante i viaggi in Italia. Questa situazione ha colpito duramente il settore industriale della canapa, che ha subito un secondo duro colpo con questa classificazione del CBD.
Regno Unito: Un Quadro Normativo Stabile Post-Brexit
Al contrario, il Regno Unito mantiene un quadro normativo più chiaro e stabile per gli integratori alimentari a base di CBD. Nonostante la Brexit, il Regno Unito continua ad applicare il Regolamento Europeo sugli Alimenti Novelli, che richiede una rigorosa valutazione della sicurezza e un'autorizzazione prima della vendita.
Il CBD ingeribile è classificato come "integratore alimentare" nel Regno Unito ed è regolamentato dall'Agenzia per gli Standard Alimentari (FSA). Questo significa che tutti i prodotti alimentari a base di CBD devono ricevere l'autorizzazione come alimenti novelli prima di essere legalmente commercializzati.
Le regole riguardanti il contenuto di THC nei prodotti CBD importati nel Regno Unito rimangono invariate, con un limite massimo consentito di 1mg. L'Agenzia per gli Standard Alimentari continua a monitorare la situazione e a fornire aggiornamenti per i consumatori britannici.
Confronto Chiave tra Italia e Regno Unito
Tabella Comparativa
Aspetto: Italia 2025
Status Legale del CBD: Divieto totale per legge (Decreto Sicurezza 2025)
Disponibilità per il Consumatore: Solo con ricetta medica (fino al 2025), ora divieto totale
Regolamentazione THC: N/D (divieto totale)
Quadro Normativo: Estremamente instabile con continui cambiamenti
Aspetto: Regno Unito 2025
Status Legale del CBD: Legale con autorizzazione come alimento novello
Disponibilità per il Consumatore: Disponibile liberamente se autorizzato dalla FSA
Regolamentazione THC: Limite massimo di 1mg di THC
Quadro Normativo: Stabile post-Brexit con chiare linee guida
Implicazioni per il Mercato e i Consumatori
Mentre il Regno Unito offre un mercato regolamentato dove le aziende possono operare con chiare linee guida (sebbene complesse), l'Italia ha scelto una strada radicalmente opposta con un divieto totale che ha lasciato molti consumatori senza alternative legali. Questa differenza fondamentale riflette approcci politici contrastanti verso il CBD tra i due paesi.
Per le aziende che operano nel settore, il Regno Unito rappresenta un mercato più prevedibile dove investire, purché si rispettino le rigorose norme di autorizzazione. Al contrario, il mercato italiano è attualmente chiuso a qualsiasi attività commerciale legale relativa al CBD.
Conclusioni
La situazione attuale evidenzia un divario crescente tra l'approccio restrittivo italiano e quello più pragmatico del Regno Unito. Mentre il Regno Unito mantiene un equilibrio tra regolamentazione e accesso al mercato, l'Italia ha scelto una strada di totale proibizione che ha gravi implicazioni per consumatori e industria. Questa divergenza normativa rappresenta una sfida significativa per le aziende che operano a livello europeo e solleva interrogativi sull'allineamento futuro dell'Italia con le politiche europee in materia di CBD.