Roma, 24 settembre 2024 – Il settore della canapa industriale in Italia è a rischio. Le principali organizzazioni agricole, artigianali e commerciali del Paese hanno unito le forze per contrastare il nuovo provvedimento legislativo che potrebbe compromettere gravemente il futuro di una filiera fondamentale. CNA Agroalimentare, Confagricoltura, CIA, COPAGRI e molte altre associazioni di settore hanno presentato una petizione al Parlamento Europeo, denunciando violazioni delle normative comunitarie e richiedendo un intervento urgente.
Il pericolo per la canapa industriale
La polemica si è accesa con l'introduzione dell’Articolo 18 del DDL Sicurezza e il Decreto Ministeriale sul CBD del 27 giugno 2024. Queste normative, se non modificate, rischiano di bloccare la produzione e la commercializzazione della canapa industriale, un settore che oggi impiega circa 15.000 persone e genera un fatturato annuo di 500 milioni di euro. Le conseguenze potrebbero essere devastanti, non solo per migliaia di imprese agricole e commerciali, ma anche per l’intera economia italiana.
Violazioni delle normative europee
Le associazioni che rappresentano il settore hanno sottolineato come questi provvedimenti violino i principi fondamentali del diritto dell’Unione Europea. In particolare, si fa riferimento agli Articoli 34 e 36 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che garantiscono la libera circolazione delle merci. La Corte di Giustizia Europea ha inoltre stabilito che il CBD (cannabidiolo) non è una sostanza stupefacente, ma le nuove normative italiane sembrano ignorare questa sentenza.
Le organizzazioni di filiera, tra cui Canapa Sativa Italia, di cui noi facciamo parte, sono pronte a portare il caso davanti alla Corte di Giustizia Europea per contestare al governo italiano i danni economici che potrebbero derivare da queste leggi restrittive. Un’eventuale condanna graverebbe sulle casse dello Stato, con un impatto diretto sui cittadini italiani.
Impatti economici e incertezza per gli investimenti
Le conseguenze non sono solo legali, ma anche economiche. Molti imprenditori hanno investito ingenti risorse per sviluppare infrastrutture, acquistare macchinari e stipulare contratti a lungo termine basati sulle leggi vigenti. Ora, con l’inasprimento delle normative, questi investimenti rischiano di andare in fumo. L’incertezza che si sta diffondendo nel settore sta minando la fiducia degli investitori, anche stranieri, preoccupati dalla mancanza di stabilità normativa in Italia. Questo potrebbe seriamente danneggiare la reputazione del Paese come luogo sicuro per fare investimenti.
L’appello al governo: cercare il dialogo
Di fronte a questa situazione, le associazioni di categoria hanno lanciato un appello al governo. Chiedono l’apertura di un tavolo di confronto per discutere soluzioni condivise che tutelino un settore strategico per l’economia italiana e rispettino le normative europee. Il messaggio è chiaro: solo attraverso il dialogo e la collaborazione sarà possibile evitare danni irreparabili, sia economici che sociali.
Le organizzazioni chiedono inoltre che venga garantito un quadro normativo chiaro e stabile, indispensabile per permettere a chi opera nel settore di lavorare serenamente e di pianificare investimenti a lungo termine.
Un paradosso italiano
Il contrasto con il resto d’Europa rende ancora più evidente la gravità della situazione. In paesi come Francia e Germania, il settore della canapa industriale viene incentivato, grazie ai suoi numerosi benefici, sia economici che ambientali. La canapa è riconosciuta per la sua capacità di assorbire grandi quantità di CO2 e ridurre l’uso di pesticidi chimici, contribuendo alla lotta contro il cambiamento climatico. In Italia, invece, il settore rischia di essere penalizzato da normative restrittive che potrebbero soffocarne la crescita.
Conclusione
Il futuro della canapa industriale in Italia è in bilico. Le principali organizzazioni agricole e di filiera del Paese hanno unito le forze per lanciare un appello urgente al governo, affinché riveda le proprie posizioni e apra un dialogo con le parti interessate. In gioco c’è non solo il destino di migliaia di lavoratori e imprenditori, ma anche un’opportunità unica per promuovere lo sviluppo economico sostenibile del Paese.
La petizione al Parlamento Europeo è aperta e tutte le organizzazioni interessate possono aderire, unendosi alla battaglia per salvaguardare un settore che rappresenta una grande risorsa per l’economia e l’ambiente italiano.